L’attacco di panico: quando la paura fa paura

Attacco di panico

Quando la paura fa paura: l’attacco di panico

Tachicardia, respiro corto, dolore o fastidio al petto, paura di morire, di impazzire o di avere un infarto, urgenza di fuggire. Sono solo alcune delle sensazioni che accompagnano un attacco di panico. Ho imparato davvero a conoscere l’attacco di panico attraverso i racconti delle persone che mi hanno chiesto aiuto. E’ un’esperienza che può essere davvero invalidante e limitante per chi la vive. In letteratura l’ansia talvolta è distinta dall’angoscia e dalla paura. Nel presente articolo utilizzerò i termini paura e ansia come sinonimi. 

Valore adattivo dell’ansia

Come le altre emozioni umane, anche l’ansia svolge un ruolo importante per la sopravvivenza (Darwin, 1872). Comportano un’attivazione neurovegetativa dell’organismo quando una situazione è percepita come pericolosa. In queste circostanze il cuore batte più in fretta per far circolare più sangue, i muscoli si tendono, il respiro si fa più rapido per raccogliere più ossigeno ed aumenta il livello di vigilanza con l’obiettivo di fronteggiare efficacemente la situazione temuta e migliorare le prestazioni. Alcune paure sono apprese altre sono innate e specie-specifiche (Bear et all). Non sempre è agevole tracciare una netta distinzione tra paura adattiva e disadattiva. In generale é adattiva quando calibrata sia nell’ attivazione che nella regolazione: tiene conto del contesto, l’intensità è direttamente proporzionale al pericolo e diminuisce una volta che questo è superato. Di contro, diventa disadattiva quando l’attivazione è frequente, impiega molto tempo a scemare e mina la qualità della vita (Andrè, 2004).

Cos’è un attacco di panico

E’ un periodo di paura o disagio intensi che ha un inizio improvviso, raggiunge rapidamente l’apice (di solito 10 minuti o meno) ed è spesso accompagnato da un senso di pericolo o di catastrofe imminente (APA, 2013). Può capitare che la persona non ne associ l’esordio con un fattore scatenante e pertanto viene percepito come “un fulmine a ciel sereno”. Altre volte se ne ravvisa l’insorgenza in presenza o nell’attesa di un determinato stimolo scatenante di cui si è consapevoli. Quando gli attacchi di panico diventano ricorrenti e si inizia ad aver paura del loro manifestarsi, si parla di Disturbo di panico (APA, 2013).

Tranquillizziamoci un po’…

Chi vive un attacco di panico teme di essere in balia dell’emozione che lo porterà inevitabilmente ad un evento catastrofico (svenimento, infarto ecc.). Sono stati condotti esperimenti attraverso la misurazione della conduzione cutanea (SCR) ed è stato dimostrato come l’ansia raggiunga un picco per poi scemare naturalmente.

Curva dell'ansia

Meccanismo dell’attacco di panico

Uno dei meccanismi centrali individuati nell’insorgenza di una attacco di panico è la cosiddetta “spirale panica” (Andrè, 2014) o “modello del circolo vizioso” (Clark, 1988; Wells, 1997). Secondo tale modello, l’individuo percepisce certe sensazioni fisiologiche che ad altri apparirebbero normali (una palpitazione cardiaca isolata, la respirazione difficile ecc.) come le premesse incontrollabili di un attacco di panico, dunque come l’inizio di una catastrofe annunciata. Questa interpretazione crea ansia nel soggetto e tale ansia mantiene e aggrava a sua volta le prime sensazioni che altrimenti sarebbero scomparse spontaneamente. Tutto ciò aumenta l’angoscia e così via. Si arriva così all’ evitare situazioni in cui potrebbe insorgere un attacco di panico. Meccanismo che svolge una funzione protettiva nel breve periodo (riduzione dell’ansia), ma che sul lungo periodo diventa disfunzionale e controproducente perché non consente di verificare che l’ansia sperimentata non porterà alla catastrofe temuta.
In conclusione, superare l’attacco di panico è possibile magari tenendo presente un saggio consiglio di Mark Twain:”Non ci si libera di un’abitudine buttandola giù dalla finestra, ma bisogna farle scendere le scale un gradino dopo l’altro”.

BIBLIOGRAFIA
Andrè, C. (2004),“Chi ha paura della paura? Come riconoscere e affrontare timori, angosce, fobie.”, Milano, Corbaccio (trad. it. 2005).
APA (2013), “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali”, Milano, Raffaello Cortina
(trad.it 2014).
Bear F. M., Connors W., B., Paradiso A. M. (2001),“Neuroscienze. Esplorando il cervello”, Milano, Masson (trad.it. 2003).
Clark D.M., (1988), A cognitive model of panic. Behaviour Research and Therapy, 24, 461-470.
Darwin C. (1872),“L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali”, Torino, Boringhieri (trad.it. 1982)
Mosticoni R. (2011), “Argomenti di analisi funzionale. Tecniche di terapia cognitivo-comporamentale”, Roma, Giovanni Fioriti.
Wells, A. (1997), “Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia”, Milano, McGraw-Hill (trad.it. 1999)



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