La “finestra di tolleranza”: una danza tra sicurezza e rischio
Cos’è la “finestra di tolleranza”? Come può aiutarci a comprendere e risolvere i nostri problemi psicologici? La psicoterapia è sempre una danza tra sicurezza e rischio. E questo non vale solo per i pazienti, ma anche per i terapeuti. Terapeuta e paziente sono due mondi che si incontrano, ognuno con le proprie ferite, risorse, paure. Sullivan definì così la relazione terapeuta – paziente: “due persone, entrambe con problemi nella propria vita, che si accordano per lavorare su questi problemi nella speranza che il terapeuta ne abbia meno del paziente” (cit. in Beck, Freeman, 2003). Terapeuta e paziente si muovono entrambi tra aree di rischio e sicurezza all’interno del proprio scenario psicologico.
Chi lascia la via vecchia per la nuova…
Come spesso accade, la saggezza popolare la sa più lunga della psicologia. Un vecchio e celeberrimo detto recita: ”chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova”. Questo è il dilemma di chi si rivolge ad uno psicoterapeuta. Comportamenti controproducenti, emozioni spiacevoli, pensieri ossessivi e ricorrenti sono tutte esperienze che possono spingerci a contattare un terapeuta. Tuttavia, per quanto apparentemente poco utili, sono esperienze conosciute e familiari. Magari ci fanno compagnia da anni e potrebbero, paradossalmente, farci sentire più al sicuro rispetto all’ignoto dietro l’angolo qualora provassimo a cambiare. Sentirci al sicuro è per noi fondamentale.
Al di là dei sintomi
Il manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) è una classificazione standard dei disturbi mentali utilizzata da psicologi, psicoterapeuti e psichiatri. Se si va al di là dei sintomi specifici che compongono le diagnosi, ci si rende conto che quasi tutti i disturbi mentali comprendono sia difficoltà nell’instaurare relazioni soddisfacenti e funzionali, sia problemi nella regolazione dell’arousal (Van Der Kolk, 2014). Con arousal si intende il livello di attivazione fisiologica dell’energia corporea collegato in modo diretto al funzionamento del sistema nervoso autonomo. L’arousal si muove sia verso l’alto (ci sentiamo attivati, coinvolti, eccitati) sia verso il basso (rilassati, tranquilli). Solitamente, quando presentiamo un problema psicologico ci confrontiamo con arousal disregolato e problemi relazionali.
La “finestra di tolleranza”: danzando dentro e fuori
La finestra di tolleranza (Siegel, 2012) descrive una zona ottimale nella quale il nostro arousal è regolato e contribuisce alle relazioni sociali. Guardiamo la figura in basso.
Nella zona definita dalla freccia azzurra, riusciamo a sperimentare e “tollerare” diverse emozioni, sia piacevoli che spiacevoli (gioia, rabbia, tristezza, paura ecc.) senza che queste diventino per noi un problema. In questo spazio le relazioni sociali sono stabili ed equilibrate. Percepiamo rilassatezza nel corpo, limpidezza dei pensieri. Ci sentiamo al sicuro. Ma cosa succede quando sentiamo di essere in pericolo? Entriamo, allora, nella zona di iper-arousal o ipo-arousal.
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IPER-AROUSAL: la concentrazione, i pensieri corrono veloci e incontrollati. Diventiamo guardinghi, abbiamo voglia di attaccare o scappare, percepiamo inquietudine nel corpo. Possiamo sentirci infuriati, rompere oggetti.
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IPO-AROUSAL: diventiamo letargici, stanchi, depressi, senza speranza. Ci immobilizziamo. Le energie sono poche. Ci sentiamo vuoti e non riusciamo a prendere iniziativa. Abbiamo difficoltà a pensare chiaramente e forse non ne abbiamo neanche voglia.
Conclusioni: che fare?
Riuscire ad ampliare la finestra di tolleranza è quanto necessario per aumentare la nostra capacità di regolazione emotiva e costruire relazioni soddisfacenti. Per farlo è fondamentale una danza tra sicurezza e rischio. Se rimaniamo nella zona ottimale, difficilmente riusciremo ad allargare i limiti della finestra di tolleranza. Insomma: sicurezza si, ma non troppa! Allo stesso tempo, se ci spingiamo eccessivamente e troppo velocemente oltre la nostra zona di comfort, rischieremmo la disregolazione finendo in ipo o iper attivazione. Tocca assumersi qualche rischio, ma con gradualità, pazienza, perseveranza e coraggio.
Bibliografia
Beck, A.T., Freeman, A., & Davis, D.D. (2003). “Cognitive therapy of personality disorders”, New York, Guilford Pres
Ogden P., Fischer J. (2015), “Psicoterapia Sensomotoria. Interventi per il trauma e l’attaccamento”, Milano, Raffaello Cortina (trad. it. 2016)
Porges W.P. (2017), “La guida alla terapia polivagale. Il potere trasformativo della sensazione di sicurezza”, Roma, Giovanni Fioriti (trad. it. 2018)
Siegel D.J. (2012), “La mente relazionale. Neurobiologia dell’esperienza interpersonale”, Milano, Raffaello Cortina (trad. it. 2013)
Van der Kolk, B. A. (2014), “Il corpo accusa il colpo. Mente, corpo e cervello nell’elaborazione delle memorie traumatiche”, Milano, Raffaello Cortina (trad. it. 2015)