Riconoscere le emozioni per conoscere se stessi

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Riconoscere le emozioni per conoscere se stessi

Nella teoria evoluzionistica le emozioni sono considerate processi adattivi che permettono di valutare il pericolo (o altre condizioni), di attivare un comportamento, di comunicare con gli altri membri della propria specie e di adattarsi all’ambiente nel modo migliore possibile (Leahy et all. 2011). Ci aiutano a considerare diverse alternative, ci motivano ad agire e soprattutto ci informano su quali siano i nostri bisogni. Secondo Damasio (1994) le emozioni sono “marcatori somatici” che ci indicano ciò che “vogliamo” e intervengono nei processi decisionali.

Componenti delle emozioni

Le emozioni sono fenomeni complessi e comprendono diverse dimensioni:

    • Fenomenologica: come l’emozione fa sentire (sensazioni piacevoli/spiacevoli)
    • Interpersonale: cosa l’emozione comunica agli altri
    • Fisiologica: livello di attivazione neurovegetativa (arousal)
    • Comportamentale: quali azioni porta a compiere (tendenza all’azione)
    • Cognitiva: pensieri associati all’emozione

Al fine di riconoscere le emozioni è importante coglierne la diversa intensità (dimensione fisiologica): preoccupazione, paura e terrore piuttosto che irritazione, rabbia, ira. Riconoscere le emozioni significa entrare in contatto con tutti questi aspetti per poi coglierne il significato profondo che si lega indissolubilmente con la conoscenza di noi stessi.

Significato delle emozioni

Quando proviamo un’emozione possiamo evitarla, magari perché spiacevole, oppure ascoltarla e cogliere “quello che ci vuole dire”. Pensiamo ad esempio al senso di colpa, alla tristezza, alla paura. Può capitare di non renderci conto del motivo di una determinata emozione: “Sono triste, ma non so perché!”. Prendendo ad esempio quattro delle cosiddette “emozioni di base” o primarie (Ekman, 2008), proviamo ad esaminarne i significati interrogandoci sul senso specifico che hanno per ognuno di noi. Nel farlo propongo di tenere a mente il concetto di “dominio personale”, vale a dire qualsiasi cosa tangibile o immateriale che ha valore per il soggetto (Beck, 1976): immagine di sé, attributi fisici, caratteristiche personali fino a comprendere oggetti animati e inanimati (famiglia, amici, beni materiali) e valori intangibili quali gli ideali di libertà, giustizia e moralità.

Una griglia per orientarci

Considerando quanto detto propongo la seguente tabella:

Emozione Significato Chiediamoci
Tristezza Indica che qualcosa importante per noi è andato perduto: una persona cara, un’ideologia, un bene materiale. Qualsiasi cosa che appartiene al nostro dominio personale. “Cosa sento di aver perso?”
 Gioia Come la tristezza è legata alla perdita, la condizione necessaria all’euforia o all’eccitazione è la percezione o l’attesa di un guadagno.  “Cosa ho guadagnato o mi aspetto di guadagnare?”
 Paura Si attiva in risposta ad una minaccia (reale o immaginaria) a qualsiasi elemento presente nel proprio dominio personale.  “Cosa temo possa accadere ora o in futuro?”
 Rabbia

Ci arrabbiamo quando:

  1. Sentiamo di essere in pericolo: anziché fuggire, attacchiamo.
  2. Percepiamo la violazione di un diritto, un valore, una regola fondamentale del nostro dominio personale.
  3. Ci sentiamo svalutati o temiamo un’auto denigrazione. Teniamo a bada la svalutazione attaccando l’altro, talvolta in modo sottile, altre in modo più diretto. Quando il meccanismo difensivo viene meno, emerge la tristezza come perdita dell’immagine adeguata di noi stessi.

 “Quale mia norma è violata?”

“Da cosa mi difendo?”

“In che modo quello che accade ha a che fare con il mio valore personale?

Conclusioni

In conclusione, va sottolineato che, quanto detto, non esaurisce la complessità dei vari significati che possono assumere le nostre emozioni. Tuttavia, può essere un punto di partenza per iniziare un meraviglioso viaggio all’interno del proprio mondo emotivo.

Bibliografia

Beck, A.T. (1976), “Principi di terapia cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi”, Roma, Astrolabio (trad.it. 1984)

Damasio A., (1994), “L’errore di Cartesio”, Milano, Adelphi (trad.it. 1995)

Di Maggio G., Semerari A. (2003), “I Disturbi di Personalità Modelli e trattamento. Stati mentali, metarappresentazione, cicli interpersonali”, Roma-Bari, Laterza.

Ekman, P. (2008). “Te lo leggo in faccia. Riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste”, Torino, Amrita.

Leahy R. L., Tirch D., Napolitano L.A. (2011), “La regolazione delle emozioni in psicoterapia. Guida pratica per il professionista”, Firenze, Eclispi, (trad.it.2013)



3 Comments to "Riconoscere le emozioni per conoscere se stessi"

  1. Antonio Andrea Oggiano
    11 Agosto 2016 at 23:48

    È molto importante conoscere le proprie emozioni per poter arrivare a conoscere se stessi. Penso che la maggior parte di noi non arrivino a ciò rimanendo ad un livello superficiale di conoscenza del se, ipotizzo anche che una continua mancata conoscenza delle emozioni porti a soffocare spesso le proprie attitudini/necessità creando i presupposti anche di sviluppo di certe malattie.

  2. Pietro Ielpo
    12 Agosto 2016 at 0:36

    Ciao Antonio,
    intanto grazie per aver condiviso le tue riflessioni.
    Anch’io credo che non sempre riusciamo ad entrare in contatto con le nostre emozioni. Aggiungo anche che talvolta, pur “sentendole”, abbiamo difficoltà a decifrarne il messaggio che veicolano. E così, non ascoltando le nostre più profonde paure o i nostri desideri più privati, possiamo vivere come comparse di noi stessi senza neanche rendercene conto!

  3. Antonio Andrea Oggiano
    12 Agosto 2016 at 17:34

    Ciao, di niente, sono contento perché questo lavoro mi ha permesso di riflettere e di “accendere un faro” dentro me stesso. Inoltre sento forte il richiamo alla letteratura e in particolare a Pirandello

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