Quando la paura fa paura: l’attacco di panico
Tachicardia, respiro corto, dolore o fastidio al petto, paura di morire, di impazzire o di avere un infarto, urgenza di fuggire. Sono solo alcune delle sensazioni che accompagnano un attacco di panico.
Quattro passi fra le emozioni: il senso di colpa
Prima o poi tutti facciamo i conti con il senso di colpa. Molti lo ritengono qualcosa di cui liberarsi, altri un’emozione fondamentale per la vita sociale. In realtà, entrambe le posizioni colgono aspetti importanti che vale la pena approfondire.
Szasz e il mito della malattia mentale
“Il mito della malattia mentale”, da cui il titolo del presente articolo, è un bellissimo libro di Thomas S. Szasz (Szasz, 1974), psichiatra di fama mondiale con alle spalle una laurea in fisica, un training psicoanalitico e una docenza presso la State University di New York. La posizione dell’autore è che la malattia mentale non esiste, o meglio, non va considerata una malattia in senso medico.
L’invisibile trappola dell’autostima
Sono stati scritti centinaia di articoli sull’autostima ed altrettante pubblicazioni sul tema, dai titoli spesso d’impatto, riempiono gli scaffali delle librerie suggerendo strategie più o meno efficaci su come aumentare la propria autostima. Nel leggere sia gli uni che gli altri, si ha l’impressione che il concetto di autostima implichi una valutazione di sé che, se eccessiva, porta a quella che Jung definì “ipertrofia dell’Io” mentre nel caso inverso, contribuisce a vissuti di inadeguatezza, tristezza, timore delle relazioni sociali e così via in quanto si assisterebbe ad una diminuzione del proprio valore personale. Ed è proprio in questi due concetti che si nascondono le trappole dell’autostima.
Nessuno è perfetto, ma ho paura di sbagliare
Durante le sedute di terapia capita che le persone manifestino il loro timore di sbagliare: “lo so che nessuno è perfetto, ma ho paura di sbagliare. Non ci posso fare niente!”. Eppure sembrerebbe una verità incontestabile quella dell’inevitabilità dell’errore. Scrive Popper a riguardo: “[…] Evitare errori è un ideale meschino. Se non osiamo affrontare problemi che sono così difficili da rendere l’errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza. In effetti, è dalle nostre teorie più ardite, incluse quelle che sono erronee, che noi impariamo di più. Nessuno può evitare di fare errori; la cosa grande è imparare da essi.” (Popper, 1972, p. 242).
Influenza del passato e problemi attuali
In che misura l’influenza del passato incide sulle nostre vite? E’ innegabile che siamo anche passato. In fondo, apprendiamo e manteniamo in memoria conoscenze acquisite nel tempo e riattivabili in risposta a stimoli attuali (Young et all., 2003). Se non potessimo far affidamento su apprendimenti passati, “[…] saremmo condannati a vivere nel ‘presente capzioso’ e i nostri orizzonti sarebbero limitati a pochi momenti” (Baddeley, 1990, p.167). Apprendiamo anche strategie di gestione delle emozioni che, a seguito del loro successo e della frequente ripetizione, divengono automatismi inconsci che possiamo riattualizzare (Scilligo, 2009).
Perchè capita sempre a me? I “ritornelli” della vita
A volte sembra proprio che ci capitino sempre le stesse cose: partner scostanti o troppo oppressivi, accesi contrasti con amici o sconosciuti, solite discussioni in famiglia, continue conferme al nostro sentirci inadeguati e così via. Ma davvero “ci capitano”?